venerdì 28 dicembre 2018

“O Leûdo”


 
 Con córpi segûo-i  do méistro  d’àscia Tognin Muzio
 ò l’e’ stæto  ricostroî-o inte  lêugo vixìn
 dónde, òua, ò stâ  a spiâgia/ di Balin.

 De l’agiùtto de Dîo o pòrta in se
 sôlo l’èrbo, amermòu  recuperòu
 da-ò naofràggio into 1920 in sciâ  scugêa
 a Rossigliano Marittima.

Ľùrtimo leûdo ò Nêuvo Agiùtto de Dîo.
Con a prôa rivòlta, a l’òrizónte , o-a aspêtâ gloriôzo e solitâio
Ónde  ch’o-a scciùmma ondezànte da sorcâ, e
d’incànto con vagànti Draffin balerìn
emèrsi a festezâ . 
                
Òndezâ ménte câ-a a niâtri Sestrini  o seu
pasóu , a randa îsâ e traversàdde all'Elba.
A-o ritórno galleggianti cómme natélli caratèlli de vin
a rincorrersi d’asbrïo a-arigoæ in sciâ bagnasciûga.

Ò borbóggio do vénto e do salìn o l’acaresâ
e  lûxi-o l’inluminòu .
Òrnòu da brillànti gósse’ de rozâ, e da
iluminànti frécce di sô.
Ųmile  e fêo si ò se fa amirâ da çitadìn i e turìsti.

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“O Leûdo”  (poesia inedita)

Colpi sicuri del maestro d'ascia Tugnin Muzio
lo hanno ricostruito, nelle vicinanze
ove ora giace, la spiaggia dei Balin.

Dell'Aiuto di Dio porta in se
solo l'albero menomato, recuperato
dal naufragio nel 1920 sulla scogliera
a Rossigliano Marittima.

L'ultimo leûdo, il Nuovo Aiuto di Dio.
Con  la prua rivolta all'orizzonte,
attende, glorioso e solitario onde
spumeggianti,  fluttuanti da solcare.
D’incanto vaganti festosi e danzanti delfini
emersi a festeggiarlo
                      
Ondeggia mente cara a noi Sestrini il suo passato,
la randa alzata le traversate all'Elba.
Al ritorno galleggianti barili di vino
a rincorrersi rotolati sulla battigia.

Il vento  e la salsedine bisbigliando
lo accarezzano, le luci lo illuminano.
Adornato da brillanti goccioline di rugiada
illuminate da frecce di sole.
Umile e fiero si fa ammirare da cittadini e turisti.                                                                               
                     
                                                                                                                                                             

Premiazione poesia 2018




Dopo il concorso nazionale di Leivi 2015  ho pensato fosse  giunto  il periodo di rimettermi nuovamente in gioco. Per cui, ho presentato qualche poesia a concorsi nazionali.
Con mia grande soddisfazione, in uno di questi sono arrivata su centonovanta partecipanti tra i finalisti.
La poesia per cui sono stata premiata dal titolo  “O LEÛDO” e in vernacolo ligure. I leûdi sono stati e sono imbarcazione tipicamente liguri, e mediterranee. Attualmente  dei tanti esistenti sulle nostre spiagge di Sestri e Riva Trigoso negli anni cinquanta, l’ultimo rimasto è Il Nuovo Aiuto di Dio a cui io dedico la mia lirica.
Sono molto orgogliosa del premio  che la giuria mi ha conferito e che ringrazio, è il premio speciale “Mario Antonietti”, poeta molto conosciuto e stimato a Sestri Levante. La premiazione è avvenuta il 21/10/18 a Palazzo Fasce alla Sala Bo a Sestri Levante, alla  presenza delle autorità locali. Sono stata premiata dall’Assessore alla  Cultura dott.sa Maria Elisa Bixio.



Luciana Lavaggi


Come Vivevamo


Andando verso il futuro, dovremmo fare una profonda riflessione al  vissuto passato, chi eravamo, come vivevamo dove ci porta l’attuale “civiltà”,  come ci piacerebbe vivere.
Indubbiamente  è stata fatta molta strada, la saggezza imporrebbe una visione di vita lungimirante. Facendo una riflessione su quali condizioni la “nostra “ generazione lascia Nostra Madre Terra alle future generazioni, sento in me un grido di dolore, inascoltato, sarebbe il caso di fermarci un poco a riflettere , sulla bramosia dell’accumulo di denaro, sul volere sempre di più il superfluo. In questa società , la quale si definisce “civile” il rispetto all’essere umano non esiste quasi più, è sopraffatto dalla violenza, dalle guerre, dagli attentati, i quali altro non portano che distruzione e morte. E’ vero che sessanta anni fa vivevamo in condizioni disagevoli, e molte volte mancava purtroppo anche il necessario. Ci vediamo però costretti al confronto, con  l’attuale modalità di vita troppo frettolosa, e divoratrice  forsennata di troppo territorio.
Le” nostre” case negli  55/60 non avevano i bagni interni ai locali di abitazione, era presente esternamente, collocato ai muri perimetrali, un piccolo manufatto  il quale fungeva da gabinetto e null’altro, l’igiene  (come da foto che allego ) naturalmente lasciava molto a desiderare. Tali manufatti attualmente ,vengono utilizzati come vano per la caldaia, ora che per motivi di sicurezza vengono poste molto spesso  all’esterno dell’abitazione. Sono trascorsi sessanta anni, di continui, seppur lievi miglioramenti, prima degli anni sessanta.  Ci siamo lasciati dietro i gabinetti esterni. Dopo di ciò vi è stata una continua corsa, al benessere sfrenato. Attualmente stiamo regredendo, per cui io penso  saggiamente sia il caso di rifletterci su, e lo dico a coloro i quali fanno politica. La saggezza popolare dice che il poco non arriva, ma il troppo spande.


Luciana Lavaggi