venerdì 28 dicembre 2018

Come Vivevamo


Andando verso il futuro, dovremmo fare una profonda riflessione al  vissuto passato, chi eravamo, come vivevamo dove ci porta l’attuale “civiltà”,  come ci piacerebbe vivere.
Indubbiamente  è stata fatta molta strada, la saggezza imporrebbe una visione di vita lungimirante. Facendo una riflessione su quali condizioni la “nostra “ generazione lascia Nostra Madre Terra alle future generazioni, sento in me un grido di dolore, inascoltato, sarebbe il caso di fermarci un poco a riflettere , sulla bramosia dell’accumulo di denaro, sul volere sempre di più il superfluo. In questa società , la quale si definisce “civile” il rispetto all’essere umano non esiste quasi più, è sopraffatto dalla violenza, dalle guerre, dagli attentati, i quali altro non portano che distruzione e morte. E’ vero che sessanta anni fa vivevamo in condizioni disagevoli, e molte volte mancava purtroppo anche il necessario. Ci vediamo però costretti al confronto, con  l’attuale modalità di vita troppo frettolosa, e divoratrice  forsennata di troppo territorio.
Le” nostre” case negli  55/60 non avevano i bagni interni ai locali di abitazione, era presente esternamente, collocato ai muri perimetrali, un piccolo manufatto  il quale fungeva da gabinetto e null’altro, l’igiene  (come da foto che allego ) naturalmente lasciava molto a desiderare. Tali manufatti attualmente ,vengono utilizzati come vano per la caldaia, ora che per motivi di sicurezza vengono poste molto spesso  all’esterno dell’abitazione. Sono trascorsi sessanta anni, di continui, seppur lievi miglioramenti, prima degli anni sessanta.  Ci siamo lasciati dietro i gabinetti esterni. Dopo di ciò vi è stata una continua corsa, al benessere sfrenato. Attualmente stiamo regredendo, per cui io penso  saggiamente sia il caso di rifletterci su, e lo dico a coloro i quali fanno politica. La saggezza popolare dice che il poco non arriva, ma il troppo spande.


Luciana Lavaggi

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