Andando verso il futuro,
dovremmo fare una profonda riflessione al
vissuto passato, chi eravamo, come vivevamo dove ci porta l’attuale
“civiltà”, come ci piacerebbe vivere.
Indubbiamente è stata fatta molta strada, la saggezza imporrebbe
una visione di vita lungimirante. Facendo una riflessione su quali condizioni
la “nostra “ generazione lascia Nostra Madre Terra alle future generazioni,
sento in me un grido di dolore, inascoltato, sarebbe il caso di fermarci un
poco a riflettere , sulla bramosia dell’accumulo di denaro, sul volere sempre
di più il superfluo. In questa società , la quale si definisce “civile” il
rispetto all’essere umano non esiste quasi più, è sopraffatto dalla violenza,
dalle guerre, dagli attentati, i quali altro non portano che distruzione e
morte. E’ vero che sessanta anni fa vivevamo in condizioni disagevoli, e molte
volte mancava purtroppo anche il necessario. Ci vediamo però costretti al
confronto, con l’attuale modalità di
vita troppo frettolosa, e divoratrice
forsennata di troppo territorio.
Le” nostre” case negli 55/60 non avevano i bagni interni ai locali
di abitazione, era presente esternamente, collocato ai muri perimetrali, un
piccolo manufatto il quale fungeva da
gabinetto e null’altro, l’igiene (come
da foto che allego ) naturalmente lasciava molto a desiderare. Tali manufatti
attualmente ,vengono utilizzati come vano per la caldaia, ora che per motivi di
sicurezza vengono poste molto spesso all’esterno dell’abitazione. Sono trascorsi sessanta
anni, di continui, seppur lievi miglioramenti, prima degli anni sessanta. Ci siamo lasciati dietro i gabinetti esterni.
Dopo di ciò vi è stata una continua corsa, al benessere sfrenato. Attualmente
stiamo regredendo, per cui io penso saggiamente sia il caso di rifletterci su, e
lo dico a coloro i quali fanno politica. La saggezza popolare dice che il poco
non arriva, ma il troppo spande.
Luciana Lavaggi
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