Avevo circa
dieci/dodici anni, una mattina andando per funghi con la mamma, in un
bosco
denominato
Catenda, ebbi la fortuna di vedere come veniva fatta una carbonaia.
E' un episodio (l'unico) che ancora oggi ricordo con molto piacere.
La mamma mi
disse che i carbonai non erano del posto, ma venivano dalla Toscana.
Ricordo che
alcuni di loro pulivano un tratto di bosco circolare dove non vi
erano arbusti, era abbastanza grande da contenere la dimensione della
carbonaia e ai cui lati lasciavano circa un metro e mezzo di spazio
per il passaggio; altri invece preparavano la legna da accatastare.
La
preparazione avvenne così: sul fondo misero della legna sovrapposta,
incrociandola
sopra,
misero dei rami secchi di erica e altro. Venne lasciato un buco al
centro verso l'esterno: questo serviva per accendere la carbonaia una
volta ultimata. A questo punto iniziava l'accatastamento dei pezzi di
legna di circa mt. 1,20 cadauno, venivano accatastati prima
all'interno dove veniva lasciato al centro un foro per l'espulsione
dei fumi (vedi schizzo).
Ultimato
l'accatastamento sulla legna veniva messo dell'erba e fieno, poi
veniva coperta con del terriccio bagnato, non prima di aver lasciato
altri buchi laterali per l'uscita dei fumi. Non ricordo come avvenne
il trasporto al paese di Tassani, penso tramite muli. Mi sono recata
sui “nostri” boschi dove sapevo esserci e a tutt'oggi spazi di
antiche carbonaie, ne ho fotografato uno, a cui ho sovrapposto lo
schizzo che più o meno riporta la dinamica della carbonaia, per
meglio dare l'idea di ciò che ricordo.
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