venerdì 14 dicembre 2012

Introduzione al libro del Prof. Ainino Cabona

Libiola Una Miniera di Storie 



Una ricerca originale di documenti e di fotografie di Luciana Lavaggi e Gianni Coletta dà origine a questo interessante volume, che contribuisce alla storia della Città di Sestri Levante trattando un’ attività mineraria che ebbe importanza internazionale.

Oggetto del lavoro sono le vicende della miniera di rame di Libiola situata a pochi chilometri dal mare nel Comune di Sestri Levante nei pressi dei due antichi nuclei abitati di Villa Libiola e Villa Tassani. Nei dintorni vi sono anche Villa Vignolo, Villa Rovereto e Villa Montedomenico e nel fondovalle Santa Vittoria, detta appunto di Libiola: da tali nuclei proveniva la gran parte degli addetti alla miniera. Il libro tratta degli ultimi due secoli di vicende della miniera che, utilizzata fin dai tempi preistorici,
è stata sfruttata fino al 1961; attualmente è in stato di abbandono con gallerie e edifici che attendono una valorizzazione. Molto ricca è la parte iconografica con immagini e documenti che testimoniano la competenza e la passione fotografica dei due autori, che si sono avvalsi di una ricerca archivistica approfondita e delle testimonianze e dei documenti di lavoratori e lavoratrici della miniera di Libiola e delle loro famiglie.

Originale è lo studio sullo sviluppo della strada di collegamento che da Villa Libiola conduce attraverso Santa Vittoria di Libiola, Santa Margherita di Fossa Lupara al porto di Sestri Levante. Da qui il minerale era imbarcato per essere trasportato a destino nella lunga gestione della miniera da parte di una società inglese.



Il minerale estratto è il rame presente nella roccia ofiolitica come calcopirite, un solfuro di rame e ferro la cui formula chimica è CuFe S2. Il colore della calcopirite varia dall’ottone al giallo oro per cui essa è definita “rame giallo”. Il nome calcopirite deriva dal greco χαλκός(chalkós) bronzo, poi anche rame, e πύρ (pýr) fuoco, per la caratteristica di poter provocare la fiamma. Appartiene al sistema cristallino tetragonale e ha durezza variabile intorno a 3 gradi in scala Mohs. La densità è 4,2 – 4,3 g/cm3. Contiene il 34,5 % di rame, motivo per cui non si hanno notizie di sfruttamento del ferro.

Libiola è stata la miniera di rame più importante d’Italia e tra le più importanti d’Europa. In tempi passati venivano anche utilizzati i solfati presenti nella miniera per ricavare acido solforico, il “vetriolo”. I minerali presenti nella miniera sono numerosi e di grande interesse. Per un elenco esaustivo si consulti il volume “I nostri Minerali. Geologia e mineralogia in Liguria” di Mario Antofilli, Emilio Borgo, Andrea Palenzona, Sagep editore, 1983. In tale volume una parte importante è dedicata allo studio delle rocce ofioliti “rocce verdi” dentro le quali si trovano i minerali di rame e manganese del Levante ligure. Una descrizione dell’affascinante storia dell’origine delle ofioliti si trova nel volume “La Val Gromolo e la Val Petronio, le bellezze dell’ambiente naturale e le antiche attività estrattive”, Sagep editrice, 1986. In tale libretto, di cui sono coautore, il compianto Luciano Cortesogno, insigne studioso di Geologia, appassionato e competente di tutti gli aspetti dell’ambiente, traccia un breve ed efficace sintesi divulgativa sulle rocce del territorio del Tigullio, campo di studio per numerosi studiosi ed esperti di queste formazioni geologiche di particolare interesse. Nelle rocce vi sono i filoni di minerali così importanti e numerosi da attirare visitatori da ogni dove. Una mappa dei luoghi e la possibilità di visita sul terreno riporterebbero alla luce le testimonianze originali dell’intensa attività mineraria dell’ottocento.

Ricordo che nella Provincia di Genova si contano negli ultimi due secoli circa duecento siti di assaggi e di estrazione di minerali.

Un altro elemento importante che Luciana Lavaggi e Gianni Coletta hanno messo in rilievo è la tecnologia usata per estrarre e trattare il minerale di Libiola. A questo proposito, ricordo che dal 1900 per arricchire il minerale è stata usata la tecnica della flottazione. I resti di lavorazione allora venivano scaricati nel torrente Gromolo. In seguito, intorno al 1955, con tali residui furono riempite alcune vaste fosse che erano state scavate dalla Società Levante in un fertile terreno agricolo per estrarre argilla al fine di produrre mattoni, peraltro di scarsa qualità.

La miniera di Libiola è formata da un reticolo di innumerevoli gallerie situate su molti livelli. Potrebbero essere attualmente agibili con facilità le gallerie Ida e Castagna. Negli anni settanta del Novecento, per un breve periodo, il Comune di Sestri Levante sfruttò alcune gallerie della Miniera come discarica dei rifiuti solidi urbani, tale utilizzo cessò per l’opposizione della popolazione organizzata e per l’azione del neonato Comitato di Quartiere N. 1 di Santa Vittoria.

In seguito alla scoperta di antichi reperti e per il pregio dei manufatti della miniera di Libiola nel 1991 sullo scavo Brown è stato posto il vincolo archeologico.



Che cosa fare di un patrimonio storico e ambientale così importante?

Una prima idea che si può sviluppare è quella di utilizzare le potenzialità del vincolo archeologico. Una serie di itinerari segnalati, con adeguata manutenzione all’aperto e anche in sotterraneo, renderebbero visibili le opere dell’uomo e l’importanza del sito. In tale prospettiva si potrebbero recuperare gli edifici e alcune gallerie come reperti di archeologia mineraria.

Negli anni settanta sono state eseguite indagini minerarie sul terreno di Libiola alla ricerca di nuovi filoni di minerali utilizzabili: pare che queste ricerche abbiano dato esito positivo; la presenza di minerale di rame e di ferro potrebbe dare origine ad attività minerarie di valenza dimostrativa e didattica a testimonianza di pratiche tecnologiche da noi ormai scomparse.

Per ridare vita alle antiche gallerie minerarie come succede in Italia e all’estero alcune gallerie potrebbero essere usate per far maturare e invecchiare vini di pregio. Le gallerie stesse o gli edifici ancora presenti potrebbero essere utilizzate per degustazioni.

Un ringraziamento a Luciana Lavaggi e Gianni Coletta per questo originale ricerca. Gli autori hanno dimostrato attenzione per le nostre radici e cura della memoria individuale e collettiva. Significativamente il volume termina con l’elenco dei minatori presenti alla chiusura all’inizio degli anni sessanta del secolo scorso. Il libro è un atto di amore per la nostra terra e il presupposto per passare dall’abbandono a un utilizzo e a una valorizzazione. Buona lettura.

Ainino Cabona

Sestri Levante 17/10/2012

la parola a Lavaggi Luciana

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